Salvatore Cosentino, quando il teatro è corpo a corpo con l’idea

di Antonio Errico
giovedì 20 Febbraio 2025
 – Nuovo Quotidiano di Puglia

La rilevanza è determinata dalla parola: dalla passione di cui si carica la parola, dal pathos generato dal ritmo, dalle pause, da certi silenzi che sospendono brevemente il discorso e allo stesso tempo lo ricolmano di significato.

In principio è un’idea. Un nucleo di senso intorno al quale convergono – o si addensano – immagini suggestioni emozioni   interpretazioni memorie. Poi da quel nucleo di senso prendono forma ragionamenti, riflessioni, considerazioni, argomentazioni, analisi che trovano coerenza e coesione  in una organizzazione per tematiche e problematiche.  Poi da quel nucleo di senso si configurano forme di monologo la cui finalità è costituita dalla dimostrazione di una tesi esposta già nella prima fase della rappresentazione. E’ così la configurazione del teatro di Salvatore Cosentino, nel quale spesso assume funzione da co-protagonista  Francesco Saverio Cosentino. Ma forse non è esatto definire teatro questa modalità di comunicazione con il pubblico. Forse sarebbe più esatto definirla messa in scena delle idee: perché in realtà si sottrae alle consuete forme del teatro, si sviluppa attraverso un processo di approfondimento di un elemento, di un particolare che risulta funzionale alla ricostruzione di un quadro tematico- semantico. Non è la scena che assume rilevanza. Anzi, la scena ha un significato del tutto secondario, o addirittura ininfluente. La rilevanza è determinata dalla parola: dalla passione di cui si carica la parola, dal pathos generato dal ritmo, dalle pause, da certi silenzi che sospendono brevemente il discorso e allo stesso tempo lo ricolmano di significato. E’ la parola che elabora immagini, traccia direzioni di significato, traduce in rappresentazione la conoscenza e l’esperienza, consente l’attraversamento di territori di sapere che custodiscono significati profondi. La messa in scena delle idee che fa Salvatore Cosentino è una ricerca di quella profondità di significati. E’ un corpo a corpo con l’idea rappresentata. Una tensione – a volte intensa, a volte pacata-  con il linguaggio che la esprime.  E’ un’energia dialettica che si spande dal nucleo e  poi si riconcentra in esso. Un costante richiamo dell’interpretazione di colui che partecipa allo spettacolo della parola. Si potrebbe dire che l’opera di Cosentino è la messa in scena di testi che hanno un’impronta di natura intimamente saggistica resa con una forma che implicitamente applica la teoria esposta da Italo Calvino nella prima delle sue Lezioni americane, quella sulla leggerezza. Cosentino procede con un metodo “a levare”: di un argomento trattiene il senso essenziale per connetterlo con situazioni di provenienza diversa, (filosofica, giuridica, etimologica, letteraria, pittorica, musicale) con un itinerario trasversale, multidisciplinare, interdisciplinare. La prospettiva di analisi dell’argomento e l’esito dell’analisi, cambiano in relazione a quella provenienza, dimostrando in questo modo come le forme dell’esistenza e gli “oggetti” della cultura (che dell’esistenza sono parte sostanziale) si possano decodificare, comprendere, interpretare soltanto attraverso una molteplicità degli sguardi. Così Salvatore Cosentino apre finestre sulla realtà per far vedere, e capire, quello che accade. Per far vedere e capire che non di rado, spesso, molto spesso, la realtà non è altro che una messa in scena alla quale si partecipa. A volte da protagonisti. A volte da spettatori.      

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