Allora i libri che devono essere letti sono quelli che si liberano dal tempo dopo essere riusciti a rappresentarlo tutto.
Il 23 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale Unesco del libro e del diritto d’autore. In un saggio che si intitola La saggezza dei libri, Harold Bloom, il più celebre e influente critico americano, professore a Yale, scrive: “per scegliere che cosa continuare a leggere e insegnare, mi attengo soltanto a tre criteri: lo splendore estetico, il vigore intellettuale e la saggezza”. Le pressioni delle contingenze, le situazioni sociali, le mode giornalistiche – dice – possono anche oscurare per un certo tempo questi criteri, ma si tratta di un tempo, appunto, limitato. “Le opere che non riescono a trascendere il loro particolare contesto storico sono destinate a non sopravvivere”.
Ci sono libri che devono essere letti. Rappresentano condizioni essenziali di civiltà, di cultura. Sono tornasole di conoscenza e di coscienza. Portano l’esperienza di anni, di secoli. Devono essere letti perché – semplicemente – indicano strade – non una ma molte, infinite – lungo le quali ciascuno si ritrova in un giorno o l’altro della vita.
Ci sono libri che devono essere letti. Perché sono racconti o resoconti di destini, di storie. Dicono tutto quello che è accaduto e che quindi può accadere un’altra volta. Tutto il vissuto del mondo, il divenire del tempo, l’essere e il non essere, la realtà e la finzione, la verità e la menzogna. Dicono di sogni ad occhi chiusi e aperti.
Ci sono libri che devono essere letti perché hanno assorbito nelle parole le voci degli uomini di ogni tempo e di ogni luogo, le loro fantasticherie e le loro paure, i sentimenti di odio e di amore, i silenzi più profondi di un abisso e le urla alte più di mille Everest. Ci sono libri che dicono il confronto con l’eterno, lo scontro con il transeunte, l’angoscia di camminare sugli argini del niente, lo sbalordimento per l’incognita del vivere, lo stupore per gli accadimenti senza nessuna ragione apparente, la malinconia per tutto quello che sparisce, per le stagioni che passano come cavalli scavezzati sulla pianura del tempo.
Allora i libri che devono essere letti sono quelli che si liberano dal tempo dopo essere riusciti a rappresentarlo tutto. Si devono leggere libri che raccontano storie di saggezza. Le storie di saggezza sono sempre storie semplici: fiabe che sembrano innocenti, piccoli accadimenti, fatti che a volte possono sembrare marginali ; hanno personaggi che abbiamo sempre conosciuto; disegnano luoghi che abbiamo sempre abitato.
I libri di saggezza hanno parole consuete, quotidiane. Dicono di giovinezze che seccano, vecchiezze che germogliano. Sanno quando è il giusto tempo per stringere o allentate la morsa dell’attesa della rivelazione del senso originario, primordiale. I libri che si devono leggere non pretendono mai di essere letti per intero: ogni loro pagina è un universo ad un tempo compiuto e incompiuto, circoscritto e illimitato, contiguo e separato dagli altri universi che sono le altre pagine.
Ma i libri che devono essere letti riescono a racchiudere il tutto in ogni frammento. Quasi che debbano assicurare la sopravvivenza del loro significato al più devastante incendio. Quasi che una sola parola, una sola sillaba superstite possa restituire l’opera intera, la metafora più complessa.