Libri, tanti i fondamentali a partire da quelli mai letti

di Antonio Errico
giovedì 22 Maggio 2025
 – Nuovo Quotidiano di Puglia

I libri esistono non solo per essere letti ma anche per rimproverarsi di non averli letti.

D’altra parte, può darsi pure che avesse ragione Gustave Flaubert quando in una lettera a Louise Colet, scriveva: come saremmo colti se conoscessimo bene soltanto cinque o sei libri. Allora cinque o sei libri possono bastare anche per tutta la vita. Certo, si potrebbe obiettare che cinque o sei libri siano davvero pochi. Va bene. Ma facciamo l’ipotesi che siano i seguenti: la Bibbia, l’Odissea, La Commedia di Dante, Delitto e castigo, Pinocchio, À la recherche du temps perdu. Se facciamo questa ipotesi si potrebbe arrivare a pensare che sei libri siano anche troppo. Per leggere questi sei libri, per scendere dentro di essi, per scandagliarne i significati, ci vuole una vita intera, e forse non basta. Non è la quantità che fa la differenza. Con i libri non si può fare a peso.  Ce ne sono alcuni di 700 pagine (tipo certe americanate di best seller) che quando hai finito di leggerli non ti lasciano niente, e ce ne sono altri di poche pagine che ti rimangono dentro per tutta la vita. Tanto per fare un esempio: Morte a Venezia si aggira intorno alle cento. Si rammarica che non ci sia tempo, che la giornata non sia di trentasei ore, quantomeno. Ma se anche le ore di ogni giornata fossero ottantadue e se anche la vita durasse trentaseimila giornate di ottantadue ore ciascuna, non si riuscirebbe a leggere tutti i libri che si vorrebbe leggere. Perché il numero dei libri che circolano nel mondo si conosce (forse). Eppure quel numero  sembra comunque infinito.  I libri esistono non solo per essere letti ma anche per rimproverarsi di non averli letti. Allora uno si dice: la prossima estate, i prossimi giorni di Natale; si dice che per cinque ore al giorno si chiuderà in una stanza, rimarrà sul divano fino all’alba. Oppure negli occhi configura l’immagine di una spiaggia solitaria nei primi mattini di maggio, negli ultimi di un tiepido settembre, e un uomo, una donna, che legge quello che non ha fatto in tempo a leggere. Gli strumenti della cultura cambiano, per fortuna. Ma ce ne sono alcuni che restano essenziali. I libri sono strumenti essenziali se si vuole scendere nelle profondità dei significati. Forse la differenza sostanziale determinata dalla conoscenza che viene dai libri è proprio quella della profondità. La comprensione autentica e l’interpretazione significativa sono la conseguenza di una discesa nelle profondità. Se si resta in superficie si può vedere soltanto quello che appare e quello che appare può anche essere un inganno. Dalla superficie non si comprendono le cause e gli effetti dei fatti che accadono, non si rintraccia il lievito da cui sono stati generati, la situazione che li ha determinati, non si riesce a individuare la loro motivazione, nemmeno la loro giustificazione. Ma quanti libri siano necessari per scendere in profondità, nessuno lo può dire. Forse dipende dalla profondità del libro. Verrebbe in mente quel passo del “Sipario ducale” di Paolo Volponi, quando Gaspare dice: i libri, i libri, “debbo cominciare a scegliere quelli da portar via. Bisogna scartare quelli inutili, e anche quelli penosi, e anche quelli indulgenti”. Perché ci sono anche libri inutili, penosi, indulgenti. Forse si potrebbe cavarsi d’ogni impaccio dicendo semplicemente come dice Agostino: tolle, lege. Prendi e leggi. 

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