Quattro ragazzi e un clown, mister Butterfly e il cuore segreto che sopravvive

di Antonio Errico
domenica 14 Luglio 2024
 – Nuovo Quotidiano di Puglia

Il clown tenta il prodigio sfidando e violando i limiti del corpo, le convenzioni del pensiero, la prevedibilità degli eventi.

Mickey, undici anni, schizofrenico, con una competenza linguistica che si esprime nella pronuncia con adeguati toni e registri di una parola per lui carica di potenziale semantico: “crepa”; Ralph, sindrome di Down, disintegrazione della personalità. Poi Harold, dodici anni. A dieci lo trovarono legato al letto, in cantina, illividito dai colpi dei tubi di gomma con i quali lo picchiava suo padre.

Anche Tina ha dodici anni. È nata con le gambe al contrario. I genitori litigarono per anni. Lei restava immobile nella culla. Poi divorziarono senza che nessuno dei due ne chiedesse l’affidamento. Fu adottata da due alcolizzati.

Hoover Sears: inventore del naso con bip- bip incorporato, clown (artista) con una carriera distrutta dall’avvento dei videogiochi, uomo accerchiato dal ricordo di un angelo di nome Paula che lo ha lasciato, tre avvisi di sfratto.

Nel suo ultimo spettacolo all’Ospedale dei bambini, terminato il numero nel reparto dei malati di mente, viene a saper per caso che lo Stato offre settecentocinquanta dollari al mese a chi garantisce una sistemazione a uno di quei bambini. Fa i conti. Ne prende quattro.

Hoover, il clown, ha un obiettivo preciso, inequivocabile, che consiste nella ricerca di elementi e condizioni che consentano la dimostrazione di un principio (o lo svelamento di un significato inespresso) che si può sintetizzare in una frase: solo il cuore segreto sopravvive.

Per giungere alla dimostrazione della sopravvivenza del cuore segreto quale unica – assoluta – affermazione della irripetibilità dell’essere, il clown sa che bisogna superare la prova esistenziale della conoscenza o del riconoscimento, della scoperta o della riscoperta, del rispecchiamento.

Sa che bisogna sfondare i confini, scardinare le categorie, trasgredire quando e quanto è necessario, abolire ogni differenza, rifiutarsi qualsiasi indifferenza, negare il contrasto, il dualismo, il contrario: medici e pazienti, adulti e bambini, allievi e insegnanti, i sani e i malati, il buio corridoio del reparto e il viale illuminato di città.

Hoover, clown che conosce l’arte e l’artificio della trasformazione, sa che il comprendere comporta, forse impone, l’essere: essere l’altro per comprendere l’altro, penetrare nella sua dimensione, assorbire la sua storia, la sua memoria, il suo pensiero, avvertire lo stesso tremore, l’estraneamento, il desiderio, baciare la scarpe di Ralph sporche di cacca, respirare con lo stesso ritmo del respiro di Harold, scendere, sprofondare fino al senso del loro esistere, fino a raggiungere il cuore segreto che sopravvive. Il clown tenta il prodigio sfidando e violando i limiti del corpo, le convenzioni del pensiero, la prevedibilità degli eventi. Scrosta la superficie delle cose per svelarne la materia che nascondono, trucca le storie per consolare o incantare, cerca lo stupore provocato dal sublime o dal suo contrario, dalla bellezza evidente o celata, tenta l’impossibile pensando che il possibile coincida con la mediocrità, subisce l’attrazione dell’orizzonte impedito, dello scandaglio di profondità sconosciute, del volo ad altezze vertiginose. Così Hoover e Tina osano il volo sull’argine del precipizio dell’impotenza, lui tendendo il coraggio e la fantasia, lei la volontà e le gambe inutili e svuotate fino allo spasimo, allo sfinimento.

Ma quando Tina, aggrappata alla sbarra, riesce a flettere le ginocchia in un “demipliè” quasi perfetto – mentre Madama Butterfly trasforma in cielo il soffitto di una lavanderia – il dolore diventa estasi, la disperazione strada che porta al possibile, allora per un istante il corpo si scioglie dalle pastoie della menomazione, il pensiero conquista una dimensione che appartiene al futuro: è la proiezione, l’elevazione, il volo. Intanto Mickey mastica un lembo di camicia, parlando tra sé e sé; Ralph cerca disperatamente di infilare in un calzino i suoi pupazzi; Harold prende a pugni i demoni che lo insidiano dai muri.

Il clown e i ragazzi vivono in un romanzo intitolato Mister Butterfly, pubblicato in Italia nel 1994 da Tranchida editori con la traduzione di Anna Pensante.

L’autore, Howard Buten, psichiatra specialista di bambini autistici, ha lavorato al Children Orthogenic Centre di Detroit e al Neuro Psychiatric Institute dell’Ucla, ha diretto ricerche per lo studio sulla comunicazione artistica, ha scritto trattati e romanzi. Un romanzo straordinario. Che fa ridere e piangere mentre si ride.

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